Violenza alle Donne. Un articolo, Vietato ai Minori

Violenza alle Donne. Un articolo, Vietato ai Minori

Violenza alle Donne. Un articolo, Vietato ai Minori

Violenza alle Donne. Un articolo, Vietato ai Minori

Due ragazze diverse. Roma Ostia. Roma San Basilio. Marta e Maria (nomi di fantasia). Entrambe giovanissime. Marta di 15 anni Maria di 20 anni. 

Due ragazze diverse con una storia di aggressione molto simile.

Invitate ad un appuntamento come tanti altri, che però, questa volta, rappresentavano una terribile trappola.

Marta 15 anni, Roma, quartiere di Ostia.

più grande di lei, anche lui minorenne e con la violenza viene costretta a subire rapporti sessuali anche con i cugini di lei. Ventitre e ventiquattro anni.

Maria  20 anni, Roma, quartiere della periferia romana San Basilio. Arriva in casa del suo fidanzato, poco più grande di lei e con la violenza viene costretta a subire rapporti sessuali anche con il fratello di lui , ventitre  anni uno, trentaquattro  l’altro.

Due ragazze diverse, due storie simili accadute il 29 settembre ed il 3 Ottobre. Pochi giorni fa.

E’ impossibile, subito dopo aver condannato con forza e determinazione questa brutalità che si aggiunge alle troppe altre conosciute nella cronaca e alle altre, forse ancora più numerose, che non vengono neanche denunciate, è impossibile, dicevamo, non fermarci e porci domande.

La prima, immediata, è come sia possibile che dei ragazzi così giovani cerchino il sesso con la violenza.

Ragazzi di ventuno, ventitre, ventiquattro anni possibile che possano soddisfare la loro sessualità solo praticando la violenza e la violenza di gruppo su una donna minorenne adescata con l’inganno e la possibile complicità del giovane fidanzato della ragazza?

Il ripetersi di queste violenze, il diffondersi di queste brutalità in tutto il  territorio nazionale, nelle grandi città come nelle piccole di provincia, nelle periferie come nel centro e nei “quartieri bene”, pone la necessità di una seria riflessione su come la nostra società e le nuove generazioni, ancora di più, considerino il ruolo della donna. 

Un oggetto? Uno sfogo delle proprie frustrazioni? Possibile che nei “maschi” delle nuove generazioni alberghi una stigmatizzazione della donna come quel sesso debole destinato a soccombere e soddisfare le proprie fantasie?

Uomini la cui impotenza si manifesta nella testa e che viene mascherata nel fisico.

Ma il problema è sempre più una visione culturale.

Il fenomeno del femminicidio che abbiamo trattato lo scorso mese

Tra le cause possiamo certamente mettere in evidenza la pornografia alla portata di tutti. In fondo per entrare in un sito porno,

alcun filtro, senza alcuna verifica o registrazione. Per garantire l’anonimato. Certo. Ma nel contempo è un “cancello sul mare” che non può impedire all’acqua di invadere la spiaggia. Un filtro che non può limitare l’accesso, realmente, ai minori.

Vale allora la pena chiederci quali sono i contenuti “più cliccati” che troviamo su questi siti. 

Ovviamente scene esplicite di sesso. Sesso di gruppo, scene di violenza sessuale, scambio di coppie e così via. 

Il leitmotiv frequente è la “storia” di una donna, più o meno giovane,  che incontra uno o più uomini, anche qui di età diversa, che vengono invitate al sesso e che di fronte ad un diniego vengono obbligate con la forza e talvolta con la violenza a “concedersi”. Questa donna, inizialmente vittima, diventa poi protagonista attiva e soddisfatta! Vale la pena, forse, rileggere quanto abbiamo scritto nella nostra newsletter di luglio

Ecco, questo è il modello proposto frequentemente. Quindi il messaggio è chiaro, anche se la donna dice no, in realtà il “piacere” gli farà cambiare idea e del loro iniziale no diventa un si convinto ed attivo e se i partner sono più di uno… meglio ancora.

È questo il modello che ispira i nostri giovani? I nostri figli, fratelli, nipoti. Noi?

Dobbiamo affrontare questo tema con chiarezza e decisione, senza moralismi e giri di parole. Concetti semplici e chiari che senza metafore affermino inequivocabilmente la dignità della donna, di ogni donna, della sessualità, della libertà nei costumi che non deve essere scambiata con l’anarchia e l’assenza di regole.

La prima, semplice, chiara che non può e non deve essere equivocata è certamente la consensualità che è, e deve essere rispettata. È SÌ quando è si. È NO quando è no. E questa scelta deve sempre essere rispettata.

E non si può scambiare – come spesso tentano di fare i difensori degli aggressori – il fastidio, la paura, il terrore che blocca, come una accettazione consenziente.

Facciamo nostro l’appello di Amnesty Internationalper una giurisprudenza che sappia tutelare il vero consenso e punire, senza alcuna attenuante, coloro che compiono violenza.

Certo, perché crediamo che i Diritti siano un Valore Sociale e quindi le norme che regolano la nostra vita sociale indirizzano anche il percorso civico della nostra società.  

Ma dobbiamo anche promuovere tra i giovani dei confronti aperti con ragionamenti espliciti, con riferimenti concreti alle tante, troppe storie che conosciamo nei media.

Mentre stiamo ancora sragionando sull’opportunità di parlare nelle scuole di “Fiori e Farfalle”, di “Cicogne e Cavoli”, i nostri giovani praticano il sesso di gruppo già da adolescenti, “bruciando” la loro sessualità e troppo spesso credendo di poterla esprimere nella violenza e brutalità.

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