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RACCONTA LA TUA STORIA
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Io 45 anni, lui 78. Tutto potevo immaginare tranne che potevo essere aggredita ed offesa da una persona così adulta.
Lavoravamo insieme da molti anni e mai avrei immaginato.
Per motivi organizzativi negli ultimi mesi il lavoro ci aveva portato a frequentarci di più e spesso ero costretta ad andare presso i suoi uffici, a Roma, in pieno centro.
Un ufficio in cui erano presenti sempre anche altre persone, compresa la figlia con un problema di ritardo.
Si vedeva insieme delle pratiche da svolgere, a volte bisognava allineare la contabilità, e poi talvolta un caffè in un bar molto noto e frequentato del quartiere Prati.
Avrei potuto immaginare un aggressione? Forse le numerose telefonate da me prontamente stoppate, il tentativo di appoggiarsi “sottobraccio” che io non ho mai permesso, e poi qualche battuta che con il senno del poi potevano rappresentare un campanello di allarme.
E’ così che un giorno mi recavo nel suo ufficio e trovavo il tavolo dove solitamente lavoravamo, “apparecchiato” con numerosi oggetti fallici ed altri oggetti in vendita presso sexy shop.
E da lì, le avances, frasi che preferisco non ripetere, ed addirittura, a seguito delle mie risposte negative, l’offerta di denaro. Ci conoscevamo da anni e spontaneamente mi venne da dire “Ma sei impazzito?” e mi allontanavo da lui che, invece si faceva sempre più vicino ed infine le mani che raggiungevano il mio corpo.
Sono scappata via. Con un disgusto e una rabbia indescrivibile.
Ho denunciato l’accaduto e subito è stato attivato il “codice rosso”.
Ho denunciato per me, si, anche per me, perché nessuna donna merita di essere aggredita.
Ma ancora di più ho denunciato per dare un esempio. La violenza da me subita è certo poca cosa se si confronta con la violenza consumata addirittura in gruppo. Io sono una donna adulta, ma quante ragazze giovani, magari addirittura minorenni sono vittime di colleghi e datori di lavoro? Quante subiscono senza denunciare, senza raccontare, nel silenzio, nell’indifferenza, ma con una sofferenza indicibile che ti segna nel cuore.
Sai quante volte mi sono chiesta se avevo sbagliato io in qualcosa? E perché una donna dovrebbe sentirsi sempre “sotto osservazione”? Perché seppur una volta si è sorriso questo debba essere scambiato per un assenso ad un atto sessuale? Perché una donna non può vivere senza doversi fare mille problemi?
Ecco. Io ho raccontato la mia storia. La ho denunciata e questo mi sta provocando costi e stress. Ma lo ho fatto convintamente perché ogni donna non deve subire violenza, non nel silenzio, nella indifferenza e lasciando nell’impunità l’aggressore. L.M.
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