IL VELO DI TEHERAN

È il 15 agosto 2022 quando il presidente iraniano Ebrahim Raisi firma un nuovo decreto, che va ad modificare inasprire ulteriormente una normativa, già restringente, riguardante gli usi e i costumi a cui le donne e ragazze iraniane devono attenersi all’interno delle comunità.

Esattamente un mese dopo, il 16 settembre 2022, che arriva la notizia della morte di una giovane ragazza, 22enne, Mahsa Amini     era stata arrestata dalla polizia locale con l’accusa di aver indossato in modo sbagliato il velo.

Ad un mese ancora di distanza le proteste, innescate dalla sua morte, si sono diffuse a macchia d’olio per tutto l’Iran. Proteste che il regime sta cercando di sopprimere, con ulteriore violenza. Secondo l’organizzazione Iran Human Rights il numero dei morti dall’inizio delle contestazione sarebbe già a 304, almeno altrettanti i feriti e gli arrestati.

Fra questi, Nika Shakarami, appena 17enne, un raduno di liceali in memoria di Mahsa Amini.

Tra gli arrestati, c’è anche una nostra connazionale Alessia Piperno, 

una travel blogger romana detenuta a Teheran dal 30 settembre, viaggiava per passione e quando sono iniziate le proteste a provato a raccontare le motivazioni e la spinta dietro al movimento.

“Noi europei non sappiamo nulla di questa gente (…) Stanno manifestando per la loro libertà. Donne, uomini, adolescenti e anziani. E ognuno di loro, ogni singola persona, rischia la propria vita quando va per le strade.” scrive sui social e ancora “In tanti hanno già perso la vita, in tanti non vedranno mai quella libertà per cui hanno rischiato e lottato, ma se un giorno questo sarà un Paese libero, è merito di queste persone, di queste ragazze che scendono in piazza e danno fuoco ai loro hijab, e a quei uomini che stanno combattendo per le loro donne”.