Il problema è culturale. La violenza di genere è più diffusa di quanto non si creda, non viene denunciata, spesso non è perseguibile o non è perseguitata. È nascosta ma è sotto gli occhi di tutti. Non è solo violenza fisica ma passa per la maggior parte degli ambiti della vita. Dalle esperienze genitoriali alla disuguaglianza sociale, dalla disparità salariale al femminicidio.

Sono ancora tante, troppe, le vittime in Italia e nel mondo di questo fenomeno, a tal proposito vogliamo riportarvi degli stralci di un articolo che ci particolarmente toccato comparso su “La Stampa” a firma di Flavia Amabile del 18/11/2018

Può essere difficile rendersene conto, ci siamo nati e cresciuti dentro questa cultura e permea ogni aspetto della vita. Siamo cresciuti con l’idea che essere una donna comporti diversi livelli di rischio e di probabilità di esperienze violente. Allora ci hanno insegnato, e noi a nostra volta, a ridurre il livello di vulnerabilità, ad evitare il rischio, a non alzare la testa in determinate situazioni.

Così ci ritroviamo in una società in cui la colpevolizzazione della vittima diventa la norma ed in cui la cultura del consenso che dovrebbe essere uno standard non è ancora una realtà, ma solo piccoli passi avanti, come la legge approvata in Spagna “Solo Sì è sì” in cui vengono eliminate le attenuanti dell’abuso.