GASLIGHTING E REVENGE PORN NEL NUOVO FILM ‘MIA’

Le forme della violenza possono avere sfaccettature molto variegate. Alcune sono più esplicite e appariscenti, altre possono invece svilupparsi e nascondersi nei silenzi, negli sguardi, nelle chat dei cellulari, che da questo punto di vista, hanno purtroppo concesso diverse possibilità in più alle intenzioni malevole. Non è assolutamente detto che solo la violenza di tipo fisico o comunque del tipo che si manifesta in un’espressione evidente, anche con il semplice uso della parola, sia una forma di violenza peggiore di altre che si celano dietro i commenti piccati, il mutismo selettivo, lo sguardo di disapprovazione e molti altri piccoli dettagli che possono determinare complicate circostanze di abuso. Sono certamente infatti più complesse da definire: riuscire a comprendere, a testimoniare, a spiegare come certe situazioni si evolvono, creando quel particolare tipo di disagio in molte coppie o in molti rapporti, in cui si stabilizza e si accetta un senso di opposizione col proprio partner, dal quale tuttavia non ci si riesce spesso a distaccare per abitudine, paura e molte altre motivazioni.

Accade purtroppo abbastanza frequentemente di incappare in episodi di manipolazione psicologica: il fenomeno è definito col termine Gaslighting, termine ripreso dall’opera teatrale Gaslight, in cui un marito fa di tutto per portare la moglie alla pazzia, facendo per esempio piccole modifiche all’ambiente domestico, affermando alla compagna che gli oggetti erano sempre stati disposti in quel determinato modo ed è lei a ricordare erroneamente. Questi sono i dettagli tipici di questo particolare tipo di abuso subdolo, che si è manifestato nel corso degli ultimi anni sempre con maggior frequenza: c’è la propensione a dire molte bugie, a far venire al proprio partner un forte senso di colpa e disagio a causa dei continui differenti approcci con i quali ci si relaziona, che provocano il dubitare di sé stessi, delle proprie capacità emozionali, dei propri sentimenti, fino a rimanere in alcuni casi completamente soggiogati dalla manipolazione silenziosa, ma molto violenta, a cui si è sottoposti. L’obiettivo fondamentale di questo tipo di abusi, è di scambiare i ruoli di vittima e carnefice, non ammettendo mai le proprie colpe, anzi accusando il coniuge per azioni che non ha commesso, ma che se non se lo ricorda significa che ha una cattiva memoria, continuando ad innescare quel tossico meccanismo di sfiducia nei propri confronti.

Abbiamo accennato anche a quanto i dispositivi tecnologici abbiano reso più semplice l’azione per i malintenzionati. L’utilizzo di determinate piattaforme, in particolare Telegram, produce sempre più spesso nuovi casi di abuso, che si evolvono negli ormai diffusissimi fenomeni del cyberbullismo, cyberstalking e il revenge porn. Quella del revenge porn è una disgrazia che sta prendendo sempre più piede anche nel nostro paese, tanto che sono stati già registrati oltre due milioni di casi, dei quali almeno il 70% sono vittima le donne, prevalentemente sotto i 30 anni di età. Nonostante quindi del fenomeno siano vittima anche gli uomini, la condivisione di materiale pornografico senza consenso sembra essere sempre più una violenza di genere, destinata a minare la serenità, l’orgoglio, l’intimità, di molte, troppe donne. Si ritorce contro per scopi vendicativi quello che in un momento di leggerezza è un gesto di semplice confidenza, che giustamente si dovrebbe avere con il proprio partner, che invece, a seguito di una relazione interrotta per motivazioni non condivise o non comprese, ma anche per altre ragioni differenti, preferisce esporre immagini e video personali dell’ex, provocando un enorme senso di disagio, vergogna, sfiducia nel genere umano. Tutti fattori che nella maggior parte dei casi provocano quindi sensibili danni psicologici anche a lunga durata, che nella peggiore delle ipotesi possono anche evolversi in gesti impulsivi, come il suicidio di Tiziana Cantone, il cui celebre caso di diversi anni fa lascia ancora un peso enorme sulle nostre coscienze, che non riescono, nonostante tutto, ancora ad educarsi e continuiamo ad essere responsabili di tragedie come questa. Tutto ciò perché troppo spesso si preferisce far prevalere le proprie ragioni e mossi dal proprio ego si ha lo scopo in queste circostanze di mettere in cattiva luce qualcun altro, poiché si fatica in realtà a fare i conti con sé stessi. 

Tematiche come il gaslighting e il revenge porn sono state abilmente rappresentate nel nuovo film di Ivano De Matteo: ‘Mia’. Mia è il nome della protagonista, interpretata da Greta Gasbarri (al suo esordio sul grande schermo), la quale conduce una relazione tossica con Marco (Riccardo Mandolini), personaggio con forti caratteristiche narcisistiche e manipolatrici. La storia di questa ragazza quindicenne si fa portavoce di molte situazioni purtroppo analoghe, che continuano a diffondersi nella contemporaneità, mettendo in luce non solo il forte disagio della ragazza, ma anche la grande sofferenza in cui sono trascinati insieme a lei i suoi genitori Valeria (Milena Mancini) e Sergio (Edoardo Leo, che interpreta e trasmette con grande capacità tutto il malessere di un padre che non vede più il sorriso sul volto della sua amata figlia). Riteniamo che il film, nelle sale da Marzo, possa dare molti spunti di riflessione sugli argomenti trattati e che possa essere un ottimo esempio per continuare a denunciare problematiche sottese, ma esistenti e presenti nella nostra società, che devono essere combattute con tutti i nostri mezzi a disposizione.

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