- Notizie, persone che hanno fatto la storia
PICASSO, A 50 ANNI DALLA SUA MORTE
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PICASSO, A 50 ANNI DALLA SUA MORTE
A quattro anni dipingevo come Raffaello, poi ho impiegato una vita per imparare a dipingere come un bambino.
La citazione riportata dell’artista fa ben intendere la natura particolare, controversa, rivoluzionaria, che ha presentato al mondo Pablo Picasso (Malaga 1881-Mougins, Alpi Marittime 1973), famoso per i suoi splendidi dipinti, ma oltreché pittore fu anche scultore, ceramista e poeta.
Picasso dimostra grandissime capacità artistiche fin da piccolissimo: celebre il suo primo dipinto, Il Picador, prodotto dall’artista a soli 8 anni. Importanti per la sua formazione sono stati gli insegnamenti del padre, anche lui abile disegnatore, ma il rapporto con lui (Josè Ruiz) non fu probabilmente dei più semplici. Pablo infatti preferisce firmarsi dal 1901 con il cognome materno, scegliendo quindi Picasso (riducendo in questo modo il suo lunghissimo nome completo) per una migliore sonorità e soprattutto perché era molto più raro di Ruiz. Ciò per sottolineare anche i tratti un po’ italiani del genio, che opta quindi per Picasso, il cognome di origini genovesi che lo ha reso immortale.
Spagnolo di nascita, ma dagli inizi del ‘900 vive perlopiù nella Parigi segnata dalle grandi Avanguardie storiche di inizio secolo, dove ha la possibilità di confrontare il suo talento con quello dei numerosi altri celebri protagonisti dell’epoca, frequentando soprattutto quello che fu al tempo un circolo emblematico per la produzione di artisti di tutte le discipline: il salotto di Gertrude Stein, alla quale Picasso dedica anche un ritratto. Inizia allora l’alternarsi delle diverse produzioni di Pablo: il periodo blu (1901-1904), caratterizzato prevalentemente da tematiche tragiche riferite alla sofferenza umana, rappresentato con tratti stilizzati e ovviamente da una tendenza monocromatica verso il colore blu; nel periodo rosa invece, dopo il 1904, Picasso tende a raffigurare scene più variegate e dinamiche della vita sociale, sempre comunque velate da una certa nostalgia, utilizzando in questo caso prevalentemente una tonalità grigio-rosacea.
Le grandi doti pittoriche, già espresse in queste prime stagioni artistiche, si evolvono negli anni successivi, sperimentando e progettando una nuova corrente, che aveva nelle sue intenzioni non solo di presentare innovativi parametri e criteri di utilizzo del pennello, ma soprattutto l’obiettivo ideologico di voler offrire una visione del reale completamente inedita, una “verità scomposta”. Il rivoluzionario movimento artistico del Cubismo nasce prevalentemente dagli studi delle opere di Cézanne, non solo da parte di Picasso, ma anche, e forse soprattutto, da quelli di Georges Braque. I due lavorano a stretto contatto per un certo periodo e l’identità di questa nuova produzione artistica avviene grazie ai molteplici pittori (e scultori, compreso Picasso) che hanno prontamente aderito e fatto proprie le linee guida fondative del movimento. L’attestazione ufficiale della genesi del Cubismo è sottoscritta anche da due importanti pubblicazioni: Il cubismo (1912), di Albert Gleizes e Jean Metzinger e Pittori cubisti (1913), di Guillaume Apollinaire.
Ma quali erano dunque con più precisione i propositi del movimento?
Poiché la realtà appare complessa e stratificata, con il Cubismo se ne perde l’approccio tradizionale e tridimensionale: la prospettiva che fu alla base della ricerca pittorica dei secoli precedenti si frammenta sotto molteplici angolature, a sottolineare quanto lo spettatore non abbia possibilità di esaurire l’analisi del vero da un unico punto di vista. In tal senso, la ricerca dei pittori cubisti procede per fasi, per tentativi. Il primo periodo fu definito cubismo analitico, frutto dell’intersecazione visuale dei vari piani geometrici da cui la realtà è costituita, che introducono lo spettatore in uno spazio anomalo, che spalanca i varchi alla quarta dimensione. Il successivo cubismo sintetico sottoscrive più oggettività da parte dello spettatore, grazie anche a una riattualizzazione del paradigma cromatico, mentre invece nel cubismo analitico era preponderante la scelta monocromatica.
I 91 anni della vita di Picasso hanno rappresentato le contraddizioni e le ricerche di uno dei secoli più tormentati della storia. Testimone di un’Europa rappresentata nella desolazione bellica e post-bellica, Picasso denuncia, indaga, rappresenta, stigmatizza i colpevoli e gli innocenti. Esempio indimenticabile resta uno dei suoi più grandi capolavori: Guernica. È noto a questo proposito un aneddoto riportato da Adorno: un ufficiale delle truppe tedesche che lo visitò nel suo atelier, indicando il dipinto, chiese:” Lo ha fatto lei?” e Picasso gli rispose:” No, lo avete fatto voi”. Così Picasso suggella il passaggio fondamentale dell’arte come rappresentazione della verità, come denuncia, come provocazioni delle coscienze. Le deformazioni dei ritratti di donne e le nature morte rimandano alla visione di una realtà immanente, che incombe, che scuote attraverso il “brutto” l’animo di uno spettatore chiamato a prendere posizione, davanti alla sfida della storia.
La vita irrequieta di questo straordinario artista, amante delle donne, padre di numerose figlie e figli, versatile su numerosi fronti, ha generato una produzione artistica prolifica, che lo ha consacrato come voce sul mistero dell’esistenza, che ancora, a 50 anni dalla sua morte, non smette di provocarci e di imporci domande tuttora aperte.
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